L'allattamento al seno è un momento peculiare nella vita di una donna.
Vediamo assieme per quanto tempo allattare e quali sono i benefici che comporta.
I benefici fisiologici dell’allattamento al seno.
Da un lato, rappresenta il primo e più naturale modo in cui mamma e bambino prendono contatto, e cominciano ad instaurare il rapporto madre-figlio. Da questo punto di vista l'allattamento è fondamentale per lo sviluppo cognitivo infantile, ma non solo, insegna anche al piccolo come autoregolarsi nell'assunzione dei cibi, imparando a rispondere ai segnali di fame e sazietà.
D'altra parte, l'allattamento mette in atto una vera e propria programmazione nutrizionale sul patrimonio genetico del bambino: l'alimentazione del bimbo in questi primi mesi di vita ha conseguenze anche più avanti negli anni: può ad esempio influenzare la pressione del sangue, il metabolismo dei lipidi e dei carboidrati e il rischio di obesità e malattie quando il bambino sarà più grande.
In questo quadro, la scelta migliore per i genitori è rappresentata dal latte materno. A ricordarlo è anche il Ministero della Salute, che definisce l'allattamento al seno “un diritto fondamentale dei bambini” sottolineando che è “un diritto delle loro mamme quello di essere sostenute nella realizzazione del loro desiderio di allattare".
I vantaggi che ne derivano sono infatti irrinunciabili, e riguardano sia le mamme che allattano che i loro bambini.
Latte materno
Dal punto di vista del bambino il latte materno è l'alimento perfetto: è completamente naturale e contiene tutti i nutrienti necessari miscelati nelle proporzioni corrette (purché le madri seguano un'alimentazione corretta).
Inoltre è facilmente digeribile e apporta fattori che proteggono il benessere del bambino come ad esempio gli anticorpi e il fattore bifidogeno.
Per le sue caratteristiche l'allattamento al seno è inoltre associato, per il bambino, a una riduzione del rischio di obesità. Oltre al già citato meccanismo di autoregolazione dell'assunzione del cibo, alla base di questo effetto ci sono alcune caratteristiche nutrizionali: un apporto inferiore di proteine e un apporto ottimale di altre sostanze.
È stata inoltre dimostrata un'associazione tra l'allattamento al seno e l'incidenza e la durata delle gastroenteriti, il rischio di diarrea, occlusioni ed eritema da pannolino, lo sviluppo dell'intestino e l'incidenza di infezioni respiratorie e allergie.
Anche il rischio di diabete può essere influenzato dal tipo di allattamento. Sembra che il latte materno riduca il rischio che i neonati predisposti sviluppino il diabete di tipo 1, mentre resta ancora qualche dubbio sulla possibilità che protegga dal tipo 2.
Inoltre il rischio di sviluppare la celiachia è influenzato dalla durata dell'allattamento al seno e dall'assunzione di latte materno nel momento in cui nell'alimentazione del piccolo viene introdotto il glutine.
Infine, l'allattamento al seno è associato allo sviluppo della vista e delle capacità psicomotorie. Per quanto riguarda in particolare lo sviluppo cognitivo il meccanismo alla base dei benefici del latte materno potrebbe dipendere dai suoi acidi grassi polinsaturi a lunga catena, in particolare dal DHA (acido docosaesaenoico), componente fondamentale delle membrane dei neuroni apparentemente meno abbondante nella corteccia cerebrale dei bambini allattati artificialmente. Secondo molti esperti la maggior parte dei benefici a livello cognitivo ed emotivo dipendono però dal legame che l'allattamento al seno permette di creare tra madre e figlio.
Benefici per la mamma
Il bambino non è l'unico a trarre benefici dall'allattamento al seno, che offre il vantaggio di ritardare la comparsa delle mestruazioni, inoltre porta l'utero a contrarsi naturalmente, riducendo i sanguinamenti e permettendogli di tornare più rapidamente alle dimensioni tipiche di quello di una donna non incinta.
Ancora, allattare al seno permette di perdere più rapidamente i chili acquistati durante la gravidanza, riducendo la necessità di una dieta per rientrare nel proprio peso forma.
Infine è stato associato alla prevenzione del tumore al seno e del cancro alle ovaie, del diabete di tipo 2, dell'osteoporosi dopo la menopausa e della depressione post partum.
L'allattamento al seno, insomma, è una cura sia per il corpo che per la mente della mamma.
I consigli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità
Dati tutti i benefici che ne derivano, l'Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia l'allattamento al seno esclusivo fino ai 6 mesi di vita, iniziando lo svezzamento proprio dopo i 6 mesi, e comunque mai prima del quarto, e continuando ad allattare il bambino per i primi anni di vita, anche dopo il secondo anno di età. L'allattamento esclusivo per i primi 6 mesi di vita del bambino, spiega l'OMS, permette al piccolo di “raggiungere una crescita, uno sviluppo e una salute ottimali”. Per di più, prosegue, “l'allattamento al seno esclusivo senza restrizione porta a un'abbondante produzione di latte”.
Il piccolo dovrebbe iniziare le poppate già tra i 30 e i 60 minuti dopo il parto, e dovrebbero essere favorite sia la pratica del rooming in cui il bambino dovrebbe rimanere nella stessa stanza in cui è ricoverata la madre che quella dell'allattamento a richiesta, sia durante il giorno che durante la notte.
Allo stesso tempo deve però essere mostrato concretamente alla mamma come allattare, in modo da consentire un attacco corretto del bambino al seno. In questo modo lui si stancherà di meno, il rischio di ragadi al capezzolo sarà ridotto, e al ritorno a casa dall'ospedale sarà più facile allattare senza problemi.
L'Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda anche di non utilizzare biberon o succhiotti nel periodo dell'allattamento al seno. Il loro impiego potrebbe infatti rendere più difficile la corretta alimentazione, che soprattutto con il ciuccio rischia di conservare comportamenti tipici della vita nel pancione della mamma, quando alla suzione non corrispondeva l'assunzione di alimenti.
Infine, nel momento in cui si inizia con lo svezzamento, cioè il passaggio ai primi cibi solidi, bisogna evitare di interrompere l'allattamento: ogni alimento deve essere inizialmente introdotto come integrativo del latte materno.
Problemi, a chi rivolgersi?
Fatta eccezione per casi specifici, tutte le donne dovrebbero allattare al seno ed essere incoraggiate a farlo. A volte a impedirlo sono problemi fisiologici; in questi casi un'alternativa decisamente migliore rispetto al latte artificiale è rappresentata dal latte depositato nelle banche del latte.
Altre volte il problema è invece di tipo sociale: nonostante le raccomandazioni dell'Organizzazione Mondiale della Sanità, le donne lavoratrici non hanno ancora a disposizione tutti gli strumenti normativi che dovrebbero essere loro garantiti per consentire l'allattamento al seno.
Ancora una volta, poiché non sono poche le donne che incontrano difficoltà nell'imparare ad allattare al seno l'Organizzazione Mondiale della Sanità invita le istituzioni di tutto il mondo a facilitare il compito alle donne sin dai primi momenti dopo la nascita, mostrando loro come comportarsi.
In particolare, oggi è possibile rivolgersi agli Ibclc, consulenti professionali in allattamento materno: sono professionisti specializzati nella gestione clinica dell’allattamento e dell'allattamento al seno. Il loro compito è fornire un servizio di informazione alla donna che allatta senza prendere decisioni al suo posto, concordando insieme lei la strategia migliore per gestire l'allattamento del suo bambino e rendendosi disponibili all'ascolto delle esigenze e dei desideri individuali.