Allergia al tatuaggio
Secondo una ricerca condotta nel 2018, complessivamente gli italiani che hanno scelto di farsi un tatuaggio o più sono circa 6,9 milioni. Solo poco più della metà, tuttavia, era consapevole dei possibili rischi associati a questa pratica e dei problemi di salute a breve e a lungo termine che possono derivarne.
Il rischio più noto associato ai tattoo è quello di sviluppare infezioni di breve durata nella zona tatuata poco dopo aver fatto il tatuaggio, mentre la possibilità che si verifichino reazioni avverse locali o sistemiche, anche a insorgenza ritardata e/o persistenti nel tempo è molto poco considerata. Tra queste, c'è l'allergia ai tatuaggi: un fenomeno che può presentarsi anche dopo mesi o anni dall'esecuzione del tattoo, nonché al momento della sua eventuale rimozione con il laser.
Allergia al tatuaggio: sintomi
La reazione allergica al tattoo può dar luogo a segni e sintomi di vario tipo, non sempre facili da
riconoscere per l'occhio inesperto, anche a causa della presenza del disegno sulla pelle, specie se molto complesso o composto di vari colori, che mascherano l'aspetto naturale della cute.
Le manifestazioni cutanee più tipiche che compaiono come conseguenza della sensibilizzazione del sistema immunitario comprendono il rossore e il gonfiore della pelle nella zona tatuata, generalmente accompagnati da prurito, anche molto inteso, e talvolta da papule o bolle. Se l'allergia al tatuaggio policromatico è dovuta a uno degli inchiostri utilizzati, questi sintomi seguono il tratto definito dall'inchiostro di quel colore, ma non sono presenti nelle aree in cui sono stati usati altri coloranti.
In alcuni casi, l'allergia al tatuaggio dà luogo a una lichenificazione della cute, che corrisponde a un'infiammazione localizzata, accompagnata da ispessimento dell'area di pelle interessata, che assume un aspetto a placche o squame. Questo tipo di reazione allergica, oltre a essere fastidiosa, determina una drastica alterazione del disegno e delle caratteristiche del tattoo originale, causando un notevole danno estetico.
Una volta che la reazione allergica al tattoo si è instaurata, le manifestazioni locali persistono in modo cronico, rispondendo poco anche al trattamento con una crema a base di corticosteroidi topici e possono causare una seria riduzione del benessere generale e della qualità di vita, soprattutto se la zona tatuata è estesa o localizzata in un'area del corpo particolarmente delicata e sensibile (per esempio, l'inguine, l'interno del braccio, il viso, il seno ecc.).
In alcune persone che presentano già uno o più tattoo che non hanno mai dato problemi di sensibilizzazione, lo sviluppo di allergia dopo un ulteriore tatuaggio può determinare l'insorgenza degli stessi segni e sintomi anche in corrispondenza dei tattoo più vecchi fatti con un inchiostro contenente componenti simili. In questi casi, si parla di "allergia ai tatuaggi crociata".
Oltre alle reazioni allergiche vere e proprie, i tatuaggi possono determinare altri tipi di sensibilizzazione del sistema immunitario, favorendo lo scatenamento, la riaccensione o il peggioramento di altre patologie dermatologiche con una base immunitaria, come per esempio la dermatite atopica o la psoriasi. Per questa ragione, chi ha già ricevuto una diagnosi o presenta familiarità per malattie della pelle di questo tipo dovrebbe evitare di farsi un tatuaggio o, quanto meno, chiedere preventivamente il consiglio del dermatologo di fiducia per evitare seri problemi di salute.
A riguardo, è opportuno ricordare che chi soffre di dermatite atopica presenta anche un aumentato rischio di infezione dopo aver fatto un tatuaggio, a causa della colonizzazione cronica della cute da parte di un batterio potenzialmente patogeno chiamato Staphylococcus aureus.
L'inchiostro inizialmente iniettato in abbondante quantità sottocute nella zona tatuata, con il tempo, tende a essere parzialmente degradato e le particelle di pigmento che ne derivano vengono drenate da sistema linfatico, arrivando ai linfonodi presenti nelle vicinanze. Ciò può determinare il possibile sviluppo di gonfiore dei linfonodi in caso di sensibilizzazione e danno ai vasi linfatici.
Allergia al tatuaggio: cause
La causa dell'allergia ai tatuaggi può essere legata:
- a uno dei componenti dell'inchiostro utilizzato (pigmenti, metalli o additivi) che agisce da allergene;
- ai prodotti di degradazione del pigmento, che si formano progressivamente nella pelle con il passare del tempo o, più massicciamente, in occasione della rimozione del tatuaggio con il laser;
- al materiale di cui sono composti gli aghi utilizzati per iniettare i pigmenti nei tessuti cutanei (in particolare, nichel e cromo);
- al contatto con altre sostanze utilizzate dal tatuatore mentre viene fatto il tatuaggio (per esempio, il lattice dei guanti se non viene posta attenzione a scegliere quelli in nitrile o altri materiali ipoallergenici).
Riguardo agli inchiostri, i possibili allergeni cambiano a seconda del colore utilizzato, non soltanto per i differenti prodotti di degradazione dei pigmenti che possono generarsi nella cute, ma anche in relazione ai diversi metalli che possono essere presenti nelle formulazioni. L'allergia al tatuaggio riscontrata più di frequente è quella all'inchiostro rosso (nelle diverse sfumature), ma sono stati osservati vari casi di dermatiti allergiche anche dopo tattoo effettuati con inchiostro verde, blu, viola e giallo, mentre l'inchiostro nero non sembra causare problemi di sensibilizzazione rilevanti.
Gli inchiostri contenenti pigmenti organici, che hanno ormai sostituito quelli a base minerale usati in passato, sembrano associarsi a una minore frequenza di reazioni avverse di tipo allergico, ma questo dato è difficile da verificare perché non esiste un test adeguato a stabilire l'effettiva correlazione tra presenza del pigmento nella cute e allergia al tatuaggio osservata.
In alcuni casi, la reazione allergica cutanea può essere indotta non dal pigmento in sé, ma dall'esposizione della zona tatuata al sole e alla conseguente modificazione dei coloranti dopo interazione con i raggi ultravioletti (UV). Questo fenomeno sembra riguardare soprattutto l'inchiostro bianco, a base di biossido di titanio, usato anche nel trucco permanente.
Relativamente ai metalli presenti negli inchiostri o negli aghi utilizzati per iniettarli nella cute, quelli a maggior rischio di indurre allergia al tatuaggio sono nichel e cromo, seguiti da cobalto, solfuro di cadmio, solfuro di mercurio e rame.
In generale, invece, i conservanti o i contaminanti accidentalmente presenti nell'inchiostro possono causare una sensibilizzazione transitoria dopo aver fatto il tatuaggio, ma non sono ritenuti in grado di causare reazioni allergiche ritardate persistenti, in quanto rapidamente degradati ed eliminati dalla cute.
Purtroppo, optare per tattoo superficiali semipermanenti a base di henné non elimina il rischio di reazioni avverse, a meno che questo colorante di origine vegetale non sia utilizzato in formulazioni totalmente prive di additivi. A molti coloranti con henné in uso, invece, per accentuare/modificare il colore e far assomigliare il disegno a un tatuaggio permanente, vengono aggiunti parafenilendiammina, toluendiammina e vari olii minerali, in grado di indurre sensibilizzazione cutanea e dermatiti allergiche.
Allergia al tatuaggio: rimedi
Come in tutte le forme allergiche, una volta che si è instaurata la sensibilizzazione verso una sostanza, l'unico modo per non avere problemi di alcun tipo è allontanare quella sostanza dall'organismo.
Nel caso dei tattoo pensati per persistere per anni all'interno della cute, l'eliminazione dei composti a rischio è un'operazione tutt'altro che banale e richiede la rimozione del tatuaggio, con una metodica adeguata. Attualmente, la tecnica più usata è la rimozione del tattoo con diversi tipi di laser (a diversa lunghezza d'onda e frequenza di emissione della radiazione) indicati per eliminare i diversi colori. In alternativa, si può ricorrere all'escissione chirurgica della cute nella zona tatuata.
Il trattamento laser è costoso e impegnativo, perché richiede diverse sedute, soprattutto per eliminare i pigmenti rosso, giallo e verde. Inoltre, nel caso del rosso, che è il colore più spesso responsabile di sensibilizzazione allergica, non sempre si riesce ad arrivare alla sua completa eliminazione dalla cute, con conseguente traccia residua del disegno originario, ma soprattutto con permanenza di parte dell'allergene al suo interno.
Se i sintomi dell'allergia sono molto disturbanti, in attesa di ottenere la rimozione dei componenti sensibilizzanti, il medico può prescrivere terapie che riducono la reattività del sistema immunitario, come per esempio farmaci a base di corticosteroidi (generalmente, in crema o per infiltrazione locale, ma in alcuni casi anche per bocca).
Contro il prurito, possono essere prescritti farmaci antistaminici, mentre se la dermatite causa una significativa alterazione della pelle con rischio di infezioni secondarie può essere necessario assumere anche antibiotici.
La valutazione di un'allergia al tatuaggio deve essere sempre effettuata da un dermatologo o da un allergologo, mentre per la cura con il laser è bene rivolgersi a specialisti in dermatologia che usano strumenti di ultima generazione ed esperti della metodica per assicurarsi il migliore esito di rimozione e ridurre al minimo il rischio di cicatrici e depigmentazione o iperpigmentazione cutanee.
Allergia al tatuaggio: alcuni consigli utili
Se si è soggetti allergici o si ha familiarità per allergie cutanee (per esempio, dermatiti allergiche da contatto) a sostanze naturali, composti chimici, metalli o farmaci, i tatuaggi andrebbero evitati perché il rischio di andare incontro a reazioni di sensibilizzazione è abbastanza elevato.
Analogo consiglio vale per chi soffre o è predisposto a sviluppare patologie dermatologiche croniche con base immunitaria, come le già citate dermatite atopica e psoriasi. Anche chi ha familiarità per altre malattie della pelle dovrebbe scegliere con molta cautela di farsi un tatuaggio, preferibilmente dopo aver chiesto consiglio al medico di famiglia o allo specialista di riferimento.
Nelle persone con molti nei e/o a rischio di melanoma o altri tumori della pelle, i tatuaggi non sono di per sé controindicati a priori, ma soprattutto quelli estesi su ampie superfici cutanee dovrebbero essere evitati perché possono impedire di riconoscere lesioni precoci, ritardando diagnosi e cura di patologie gravi.
Per ridurre il rischio di sensibilizzazione post-tattoo, su indicazione dell'allergologo, si può effettuare preventivamente un patch-test: un esame che prevede l'applicazione di cerotti con diversi "pozzetti" ciascuno contenente uno dei potenziali allergeni, da lasciare a contatto con la cute per 72 ore, verificando poi il tipo di reazione cutanea indotta.
Un patch-test positivo, ossia indicativo di sensibilizzazione verso uno o più allergeni, dovrebbe indurre a evitare di farsi un tatuaggio, quanto meno con gli inchiostri che contengono le sostanze a rischio. Tuttavia, un patch-test negativo non esclude che si possa avere reazioni allergiche dopo il tatuaggio eseguito con coloranti comprendenti le sostanze testate, poiché l'iniezione intradermica dell'inchiostro può scatenare reazioni avverse differenti rispetto all'applicazione superficiale di singoli allergeni.
In aggiunta, è sostanzialmente impossibile prevedere il rischio individuale di andare incontro a un'allergia al tatuaggio indotta dalla reazione anomala del sistema immunitario a un prodotto di degradazione del pigmento a distanza di mesi o anni dalla sua iniezione nella cute.
A scopo cautelativo, per ridurre il rischio di reazioni allergiche e i fastidi conseguenti, sarebbe preferibile optare per tatuaggi piccoli, monocromatici in sedi non troppo sensibili, anziché per disegni complessi, con più colori ed estesi su aree cutanee ampie o delicate.
Per minimizzare i rischi generali associati all'esecuzione dei tattoo, si devono considerare invece altri aspetti di sicurezza, più facili da controllare. I principali comprendono:
- rivolgersi a tatuatori professionisti, in centri per tattoo affidabili, che rispettino le norme igieniche standard previste;
- ottenere adeguate informazioni sui possibili rischi per la salute associati al tatuaggio;
- verificare che il tatuatore indossi guanti monouso (preferibilmente, non in lattice, avvisandolo di un'eventuale allergia specifica), maschera e camice monouso e che proceda a un’accurata pulizia delle mani, prima e dopo aver fatto il tatuaggio;
- assicurarsi che gli inchiostri siano di buona qualità, sterili, atossici e utilizzati in capsule porta-pigmenti monouso, così come previsto dalla normativa;
- effettuare il tattoo su un'area di cute integra (priva di tagli, abrasioni, infiammazioni, papule ecc.), sana e adeguatamente disinfettata;
- richiedere al tatuatore un promemoria scritto con le indicazioni previste per l’after-care del tattoo, da seguire per per prendersi cura della pelle in modo corretto, nonché l’elenco dei materiali/inchiostri utilizzati (molto utile per risalire alla causa di possibili allergie);
- seguire fedelmente le indicazioni per il lavaggio (dopo 2-4 ore, con acqua e sapone neutro, quindi una volta al giorno), la cura (applicazione 4 volte al giorno di una crema emolliente come Bepanthenol® Tattoo Pasta Trattamento Intensivo: la sua formula a base di pantenolo, crea uno strato protettivo naturale e traspirante che fornisce alla pelle il giusto livello di idratazione) e la protezione (uso di indumenti morbidi che non sfreghino la zona tatuata, applicazione di una crema solare a schermo totale ecc.) del tatuaggio;
- osservare quotidianamente l'evoluzione del tattoo e rivolgersi al medico di fiducia o agli specialisti di competenza (dermatologo, allergologo ecc.), e non al tatuatore, in caso insorgano problemi di qualsiasi genere.
Reference
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