Infezione da tatuaggio
Negli ultimi due decenni la pratica del tatuaggio si è estremamente diffusa nei Paesi occidentali, sia per numero di persone di ogni età che ricorrono a questa forma di decorazione del corpo sia per quantità di tattoo che un singolo individuo si fa disegnare sulla cute per le motivazioni più diverse.
Oltre ai tatuaggi decorativi classici, da alcuni anni è sempre più usato anche il trucco permanente, per esempio per definire meglio l'arco delle sopracciglia. Anch'esso è a tutti gli effetti un tattoo, dal momento che prevede la penetrazione di pigmenti nella pelle, e ne condivide, quindi, anche i possibili rischi, spesso sottovalutati da chi ricorre a questa pratica. Tra questi, ricordiamo innanzitutto l'infezione al tatuaggio, sempre possibile quando la barriera cutanea che protegge la pelle viene lesionata e maggiormente probabile se non ci si rivolge a tatuatori professionisti o se si presentano patologie che riducono le difese immunitarie o la velocità del processo di rigenerazione della zona tatuata.
Sono abbastanza comuni anche reazioni allergiche, che possono dar luogo a dermatiti da contatto, oppure al "risveglio" di malattie con base immunitaria latenti, come la psoriasi o la dermatite atopica (motivo per cui le persone predisposte ad allergie e a malattie immunomediate dovrebbero evitare i tattoo di qualunque tipo).
Mentre le reazioni allergiche post-tattoo sono difficili da prevedere e da prevenire in persone che non hanno mai avuto alcun problema di questa natura, i rischi di infezione al tatuaggio possono essere notevolmente ridotti adottando alcune precauzioni sia durante l'esecuzione del disegno cutaneo sia nei giorni/settimane successivi alla seduta. Ecco qualche informazione pratica e alcuni consigli per garantire la massima sicurezza del tattoo.
Infezione da tatuaggio: di cosa si tratta?
La barriera cutanea rappresenta una fondamentale linea di difesa dell'organismo dall'ingresso di batteri, virus, allergeni e sostanze tossiche che potrebbero danneggiare salute e benessere. In caso di lesioni dell'epidermide come punture, abrasioni o ferite, gli agenti patogeni trovano una facile via di accesso verso gli strati più profondi della pelle, potendo dar luogo a infezioni batteriche o virali.
Questa possibilità è presente anche in seguito ad un tatuaggio, soprattutto quando il disegno è esteso su una superficie ampia, localizzato in una zona del corpo in cui la cute è particolarmente delicata e sensibile oppure ad alto rischio infettivo per la presenza di peli, forte sudorazione o di una flora batterica abbondante (come, ad esempio, l'area intorno all'inguine o alle ascelle).
Grazie alle norme igieniche e di sicurezza dei locali previste dalle attuali disposizioni di legge e all'obbligo di formazione specifica per i tatuatori professionisti, oggi le complicazioni infettive sono poco comuni quando ci si affida a centri per tattoo affidabili. Tuttavia, non possono essere del tutto scongiurate neppure se vengono adottate tutte le precauzioni necessarie, come l'impiego di guanti monouso e aghi sterili e altro materiale usa-e-getta, il lavaggio accurato e la disinfezione di mani, cute da tatuare e attrezzatura utilizzata e l'impiego di inchiostri di buona qualità, con dichiarazione di sterilità in etichetta.
Anche un tatuaggio fatto a regola d'arte può però infettarsi qualche giorno dopo la seduta di tattoo a causa di un'inadeguata protezione, pulizia e cura della zona tatuata o dell'eccessiva fretta di mostrare il tatuaggio agli amici prima che si sia completato il processo di rigenerazione, con caduta spontanea delle croste di colore (che di norma si formano lungo i contorni del disegno e che persistono per circa 2 settimane).
Basta un po' di polvere sul tattoo appena fatto o un contatto troppo precoce e prolungato con acqua non sterile (che favorisce la macerazione cutanea e allunga i tempi di rigenerazione) per promuovere infezioni batteriche decisamente fastidiose, che possono non soltanto impiegare settimane a guarire, ma anche alterare il colore o il disegno del tattoo in modo permanente.
Cause dell'infezione da tatuaggio
La causa dell'infezione al tatuaggio può essere legata all'uso di strumentazione non sterile per l'esecuzione del tattoo o non disinfettata/sostituita dopo ogni procedura, alla scarsa igiene dei locali del centro tatuaggi, delle superfici con le quali entra in contatto il cliente o del tatuatore (per esempio, mani non correttamente lavate e mancato uso di guanti monouso sterili per ogni cliente), nonché all'uso di inchiostri contaminati.
Quest'ultimo aspetto suscita particolare preoccupazione tra gli esperti della materia perché diversi studi condotti per verificare la sicurezza dei pigmenti utilizzati per i tatuaggi hanno evidenziato che circa il 10% dei flaconi testati presentava contaminazioni batteriche nonostante non fossero mai stati aperti prima dei test di laboratorio e riportassero la dicitura "sterile" in etichetta. Le contaminazioni rilevate in questi inchiostri, derivanti dal processo produttivo, sono di norma modeste e non tali da creare seri problemi a persone con difese immunitarie normali, ma la loro possibile presenza deve essere tenuta in considerazione.
Un'ulteriore e più pericolosa fonte di contaminazione degli inchiostri, che ha causato diversi problemi alcuni anni fa, è rappresentata dall'acqua utilizzata dai tatuatori per diluire il colore (per esempio, per ottenere sfumature di grigio o azzurro da inchiostri neri o blu). Se viene usata acqua del rubinetto contenente batteri potenzialmente patogeni, il rischio che il tatuaggio si infetti è molto alto. Per questa ragione, oggi si raccomanda che i centri tattoo usino esclusivamente acqua sterile per la diluizione dei pigmenti.
Oltre alle cause esterne, esistono fonti endogene di infezione al tatuaggio, legate principalmente al microbiota cutaneo (corrispondente all'insieme dei microrganismi che risiedono abitualmente sull'epidermide in equilibrio tra loro e con la pelle dell'ospite). Quando gli aghi del tattoo penetrano la cute, possono portare con loro diversi tipi di batteri che possono moltiplicarsi e dar luogo a infezioni.
Questo tipo di infezione al tatuaggio è poco comune in chi ha una pelle sana, ma può essere un problema rilevante per chi presenta patologie cutanee che predispongono alle infezioni batteriche, come, per esempio, chi soffre di dermatite atopica e ha una colonizzazione cutanea cronica da Staphylococcus aureus. Anche chi soffre di diabete e chi ha difese immunitarie ridotte o è in terapia con antibiotici ha un maggior rischio di sviluppare infezioni batteriche (anche gravi) in caso di lesioni cutanee e dovrebbe evitare i tattoo.
Nei Paesi occidentali, le infezioni al tatuaggio sono quasi sempre dovute a batteri (principalmente, stafilococchi, streptococchi, pseudomonas, clostridi e micobatteri), mentre quelle dovute a virus o funghi sono molto rare (se non eccezionali), soprattutto se ci si rivolge a centri tattoo affidabili. Tra i virus, quelli che possono creare problemi locali sono soprattutto il papilloma virus umano (HPV) che causa verruche e condilomi, il virus del mollusco contagioso e l'herpes simplex. L'infezione da HPV può rimanere latente anche per anni e riattivarsi dopo esposizione al sole o una scottatura solare nella zona tatuata.
Più serie sono le infezioni virali del sangue, come l'epatite B e C, che possono essere trasmesse durante l'esecuzione del tatuaggio attraverso aghi contaminati, perché riutilizzati senza efficace sterilizzazione dopo l'uso su un soggetto infetto. In questi casi, l'insorgenza dei sintomi può verificarsi dopo settimane o mesi dal tattoo. Contrarre queste infezioni è però un'eventualità remota se ci si rivolge a centri tattoo seri.
Come riconoscere un tatuaggio infetto
Dal momento che il tattoo è una decorazione che con l’inchiostro penetra nella pelle inserendo dei pigmenti non naturalmente presenti nell'organismo, è del tutto normale che, per qualche giorno dopo la sua esecuzione, i bordi del disegno presentino un certo arrossamento e gonfiore, talvolta con perdita iniziale di minime quantità di sangue o siero. Sono generalmente presenti anche un po' di bruciore, dolore modesto e una lieve sensazione di prurito.
Queste manifestazioni rappresentano i segni e sintomi tipici del processo di rigenerazione della pelle e tendono a diminuire spontaneamente nell'arco di 1-2 settimane. Vanno quindi monitorati, ma non devono preoccupare.
Un'infezione al tatuaggio deve essere invece sospettata quando il rossore, il dolore e il gonfiore, anziché diminuire aumentano dopo qualche giorno o settimana dall'esecuzione del tattoo, soprattutto se si osserva anche la formazione di vesciche ripiene di liquido o pus lungo il tratto del tatuaggio.
Più in generale, una qualunque alterazione significativa dell'aspetto della zona del tatuaggio associata a bruciore e dolore intensi deve essere considerata sospetta e sottoposta a valutazione medica, senza intervenire di propria iniziativa. Se il tatuaggio infetto è abbastanza esteso può insorgere anche febbre.
Infezione da tatuaggio: cosa fare
Quando un tatuaggio dà problemi, la maggioranza delle persone si rivolge in prima istanza al tatuatore che lo ha eseguito, probabilmente ritenendolo la persona più competente a cui chiedere consigli in materia. Ma si sbagliano. Innanzitutto, perché il tatuatore professionista è formato per eseguire i tattoo, ma non ha alcuna competenza medica per riconoscere né gestire le possibili complicazioni dermatologiche che possono insorgere. In secondo luogo, perché non è autorizzato a prescrivere alcun trattamento specifico per la loro cura, mentre potrebbe fornire indicazioni di gestione inadeguate.
Il comportamento corretto, in presenza di segni e sintomi che inducano a sospettare un'infezione al tatuaggio o altre reazioni cutanee anomale, è sottoporsi a una visita dal medico di fiducia e, se necessario, dal dermatologo, precisando anche il contesto nel quale è stato eseguito il tattoo, le cautele avute per la zona tatuata e i comportamenti potenzialmente a rischio avuti nei giorni successivi (per esempio, pratica sportiva, assunzione di farmaci per altre malattie ecc.).
Se è effettivamente presente un'infezione di una certa importanza, con ogni probabilità il dermatologo prescriverà creme a base di antibiotici, mentre se l'infezione è lieve potrà essere sufficiente mantenere pulita e disinfettata la zona del tatuaggio in attesa che il sistema immunitario combatta i microrganismi patogeni e la situazione si risolva spontaneamente. Bisogna sempre prestare molta attenzione a non utilizzare antibiotici locali o sistemici quando non sono strettamente necessari, poiché ciò può favorire lo sviluppo di batteri resistenti ai farmaci, più difficili da contrastare in occasione di infezioni successive.
La tempestività della diagnosi e delle cure corrette è particolarmente importante perché in caso di infezione al tatuaggio, oltre alle possibili complicanze per la salute, si corre il rischio che il tatuaggio si rovini, con viraggi di colore o deformazione del disegno a causa dell'infezione stessa e del processo infiammatorio cutaneo associato.
Consigli per la cura post-tattoo
- Dopo l'esecuzione del tatuaggio non rimuovere la benda di protezione applicata da tatuatore per 24 ore.
- Dopo avere lavato accuratamente le mani con detergente antisettico, rimuovere la protezione e lavare con delicatezza il tattoo con un sapone neutro (usando solo i polpastrelli) e acqua tiepida, evitando che il getto colpisca direttamente il tatuaggio.
- Dopo il lavaggio, asciugare la zona tatuata con carta assorbente o con un asciugamano pulito, tamponando leggermente, senza sfregare.
- Lasciare il tatuaggio all'aria per qualche minuto, quindi lavare nuovamente le mani e applicare uno strato leggero di crema idratante
- Dopo il lavaggio, cercare di non bendare più la zona tatuata: solo se dovete coprirlo con i vestiti potete applicare di nuovo la pellicola ed evitare così di sfregare o macchiare gli abiti, garantendo così un'adeguata protezione, senza danneggiare il tattoo.
- Applicare una benda di protezione traspirante sulla zona del tatuaggio solo se si frequentano ambienti con molta polvere (preferibilmente da evitare nei primi giorni dopo aver effettuato il tatuaggio, la benda potrebbe attaccarsi alla pelle, in questo caso meglio la pellicola).
- Nelle settimane successive eseguire il lavaggio del tattoo una volta al giorno, con acqua e sapone neutro, e applicare un sottile strato di Bepanthenol® Tattoo Pasta Trattamento Intensivo 4 volte al giorno.
- Per 2-4 settimane, finché la pelle non tornerà ad essere completamente liscia fare docce fredde o tiepide, evitare bagni in piscina o mare e saune, non praticare sport acquatici.
- Non esporre la zona tatuata al sole o a trattamenti abbronzanti per almeno due settimane dopo l'esecuzione del tattoo (coprire con indumenti e/o applicare creme solari a protezione molto elevata, almeno SPF 50+).
- Non toccare né sfregare mai la zona del tatuaggio (neppure se prude) per evitare di danneggiarlo e di favorire l'insorgenza di infezioni batteriche.
Reference
- EpiCentro - Istituto Superiore di Sanità (ISS) - Tatuaggi. (https://www.epicentro.iss.it/tatuaggi/cosa-sono). Accesso Agosto 2021
- Mayo Clinic. Tattoos: Understand risks and precautions (https://www.mayoclinic.org/healthy-lifestyle/adult-health/in-depth/tattoos-and-piercings/art-20045067). Accesso Agosto 2021
- Luca Cegolon et al. Body piercing and tattoo: awareness of health related risks among 4,277 Italian secondary school adolescents. BMC Public Health 2010;10:73
- Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia. Linee guida regionali per la prevenzione dei rischi da attività di tatuaggio e piercing. All. Delibera n. 2668 del 28 dicembre 2017
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